sabato 6 ottobre 2007


Sono uscito con tre amici per una birra. L'intento di tutti era quello di rincasare presto. Paoletto veniva da una settimana di lavoro, Sandro aveva il turno anche il giorno dopo, a me spettava un'alzataccia per recarmi in Federazione. Anche Mirko aveva impegni, ma a metà mattina. I buoni propositi c'erano, ma non si sono concretizzati. Abbiamo lasciato il locale poco prima delle 3. Non ci siamo abbandonati all'alcool, una discussione intensa, fervida, ci ha abbracciato e non voleva lasciarci. Un discorso trasversale. Siamo partiti dal pallone, dal fenomeno del tifo violento, per discutere poi di politica, dell'italian style, della cultura globale. Il concetto di legge giusta. Una legge è giusta, non quando viene applicata da tutti, ma quando diventa esportabile attraverso il cittadino e non tramite lo stato. Una legge è corretta quando il mio comportamento è civile dentro e fuori i confini della mia nazione. Questo non vuol dire rispettare una norma anche in uno stato che non la prevede. Questo vuol dire essere coscienti che il vivere comune è fatto di nozioni fatte proprie e non subite. Nel pomeriggio della stessa serata, io e Mirko avevamo offerto il pranzo ad un ragazzo nigeriano che vendeva calzini ed intimo per strada. Lui si trovava in Italia perchè in altri paesi europei non è consentito vendere al dettaglio senza una regolare licenza. " Se qui mi fermano, mi perquisiscono e quando loro vedono che non ho droga, ma vendo calzini, polizia dice vai. Non importa che non ho permesso, però ho l'abbonamento mensile per girare con autbus. Sono stato in Spagna, lì così non si può fare." In Spagna la legge ha represso, non ha educato. Non ha fatto nascere all'interno dell'uomo la necessità di rispettare una norma fuori dalla penisola iberica. L'istinto da la colpa al legislatore. La ragione da la colpa alla politica. Quella attuale. Giornali e televisioni ci propinano sprechi ed eccessi e nasce l'allontanamento dalla politica. Se chi deve emanare una legge, non la sente propria e se ne fa modello, come potrà credere di inculcarla negli altri. Non discuto su cosa sia giusto e sbagliato. Credo che imporre non risolva. Reprimere non porta a nulla. L'imposizione democratica non va da nessuna parte, il processo democratico è lungo, mutevole e duraturo. Reprimere una rivolta genera odio, ascoltare le urla di chi si ribella sviluppa idee.
Di seguito posto la canzone di un genio che sto ascoltando mentre scrivo.

Ti Ti Ti Ti

di Rino Gaetano
album "E io ci sto" 1980

A te che che sogni una stella ed un veliero
che ti portino su isole dal cielo più vero
a te che non sopporti la pazienza
o abbandonarti alla più sfrenata continenza
a te hai progettato un antifurto sicuro
a te che lotti sempre contro il muro
e quando la tua mente prende il volo
ti accorgi che sei rimasto solo
a te che ascolti il mio disco forse sorridendo
giuro che la stessa rabbia sto vivendo
stiamo sulla stessa barca io e te
ti ti ti ti ti ti ti ti ti ti ti . . .
a te che odi i politici imbrillantinati
che minimizzano i loro reati
disposti a mandare tutto a puttana
pur di salvarsi la dignità mondana
a te che non ami i servi di partito
che ti chiedono il voto un voto pulito
partono tutti incendiari e fieri
ma quando arrivano sono tutti pompieri
a te che ascolti il mio disco forse sorridendo
giuro che la stessa rabbia sto vivendo
stiamo sulla stessa barca io e te
ti ti ti ti ti ti ti ti ti ti ti . . .

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Grande Sasà!!
E' sempre un piacere una serata con un amico...quando si cazzeggia...quando si filosofeggia...quando ci si consola...e quando si sogna...SEMPRE INSIEME!!

HeMO! ha detto...

Il piacere è reciproco, paoletto. E immenso.